Drssa Afrodita Alexe
Tra i probiotici non batterici, al primo posto si trova il Saccharomyces boulardii, un lievito particolare non di origine umana e sul quale sono stati condotti numerosi studi scientifici e clinici per identificare e dimostrare gli effetti benefici nella salute dell’uomo.
Saccharomyces boulardii: definizione e caratteristiche
Il Saccharomyces boulardii (SB; famiglia Saccharomycetaceae, divisione degli ascomiceti del regno dei funghi) è un lievito, che la nomenclatura internazionale standard definisce come subspecie del lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) ma dal quale si differenzia per caratteristiche tassonomiche, metaboliche e genetiche: per certi aspetti le differenze sono tali da permettere oggi di considerare il SB come specie separata all’interno della sua famiglia.
Il SB è stato isolato ed identificato per la prima volta negli anni 20 del secolo scorso, dallo scienziato e microbiologo Henri Boulard, dai frutti di litchi e mangostana. Da allora, numerosi studi scientifici sono stati indirizzati a dimostrare gli effetti antimicrobici ed antiinfiammatori del SB, a livello dell’apparato gastro-intestinale dell’uomo, e in particolare gli effetti benefici nel trattamento dello stato diarroico acuto, subacuto e nelle manifestazioni croniche delle sindromi da malassorbimento intestinale (leaky gut).
Il Saccharomyces boulardii presenta alcune caratteristiche che permettono di considerarlo un probiotico, anche se non fa parte del microbiota umano:
-resiste ai succhi gastrici e biliari umani, transita indenne lo stomaco e arriva nell’intestino dove rimane vitale e raggiunge le concentrazioni stabili di sviluppo dopo 3 giorni
-si sviluppa e cresce a una temperatura insolita per un fungo, ovvero a 37°c,
-non è sistemico e non produce colonie nell’uomo: in seguito all’assunzione del probiotico, ne è stata dimostrata la presenza nel solo lume intestinale, presenza che diminuisce e sparisce del tutto in 5-7 giorni dall’interruzione della somministrazione (McFarland, 2010)
-date le dimensioni celle cellule, di circa 10 volte superiori a quelle delle cellule batteriche, il SB dimostra capacità di competitività per i substrati dell’ospite, con effetto ‘’calamita’’ per i patogeni (ai quali impedisce l’attecchimento e la formazione di colonie) e le loro tossine
I meccanismi d’azione di Saccharomyces boulardii come spazzino dell’intestino
Numerosi studi scientifici e clinici hanno messo in luce i meccanismi d’azione con i quali il SB esplica le sue azioni nell’intestino nell’uomo e che gli hanno regalato il nome di ‘’fermento lattico spazzino’’:
-attività antibatterica diretta: per l’effetto calamita (la cellula del lievito adsorbe e fissa sulla sua superficie la cellula batterica inibendone l’adesione sulla mucosa intestinale dell’ospite oppure lo sviluppo dei filamenti batterici) e per il rilascio di sostanze con effetto antibatterico (mannosio, glicoproteine, enzimi come fosfatasi o proteasi)
-attività antiinfiammatoria:
--1) per secrezione e rilascio di sostanze ad azione trofica, come la secrezione di poliammine che inducono l’attivazione della sintesi e rilascio di enzimi e proteine carrier sulla superficie della membrana intestinale (il corredo enzimatico del brush border intestinale);
--2) per regolazione inibitoria della sintesi e rilascio di molecole pro-infiammatorie come interleukine e fattori di crescita tumorale – TNFα, INFα;
--3) per attività diretta di riformare l’integrità della superficie epiteliale, tramite effetto di accelerazione della migrazione in superficie di nuovi enterociti , sotto comando della regolazione dinamica della integrina α2β1 (glicoproteina integrale di membrana, coinvolta nei processi di integrazione della matrice extracellulare)
-attività immunomodulatoria: per inibizione dell’attività delle cellule dendritiche (qui il SB inibisce il rilascio di citochine e l’innesco della sintesi di cellule T) e per aumento di sintesi di immunoglobuline A
Nonostante oggi si sappia molto sui meccanismi d’azione, sul metabolismo e sulla biochimica del Saccharomyces boulardii, sono in corso numerosi altri studi scientifici e clinici per scoprire ed approfondire tutti gli aspetti non ancora del tutto chiari o sconosciuti di questo lievito particolare.
Le indicazioni d’uso del Saccharomyces boulardii
L’integrazione nelle terapie farmacologiche con integratori alimentari e nutrizionali contenenti miscele di probiotici quali Saccharomyces boulardii, lattobacilli e/o bifidobatteri si è dimostrata utile in:
-prevenzione della diarrea associata alla terapia antibiotica, sia nel bambino che nell’adulto
-cura complementare della diarrea nelle gastroenterocoliti da Clostridium difficile (batterio correlato nel 90% alla diarrea da antibiotico e in oltre un terzo delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino)
-cura complementare nelle infezioni da rotavirus
-prevenzione e cura della diarrea del viaggiatore
-cura complementare della sindrome diarroica cronica nei pazienti immunocompromessi (HIV, HCV)
-cura dei sintomi acuti e prevenzione delle recidive nella sindrome del colon irritabile e malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn, sindrome da leaky gut, sindrome da malassorbimento indotta da terapie e interventi farmacologici forti come radio e chemioterapia)
-cura e prevenzione delle recidive nelle vulvo-vaginiti e candidosi vaginali della donna, a tutte le età
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fonti essenziali
http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub
https://www.intechopen.com/books/probiotics/saccharomyces-cerevisiae-var-boulardii-probiotic-yeast