Drssa Afrodita Alexe
Gli antibiotici: definizione e criteri di classificazione
La definizione tradizionale dell’antibiotico è ‘’sostanza prodotta da un microorganismo, capace di ucciderne un altro’’; la definizione moderna, più completa, parla di agenti antimicrobici, di origine naturale, semi-sintetica o sintetica, in grado di uccidere microorganismi e/o di inibirne lo sviluppo e/o la moltiplicazione.
Nell’accettazione odierna del termine, gli antimicrobici di origine naturale vengono descritti come ‘’antibiotici’’, mentre le sostanze di origine semi-sintetica o sintetica sono inglobate nella classe dei chemioterapici.
Gli antibiotici: cenni storici
Già nell’antichità vi erano conosciute ed usate in pratica medica delle erbe medicinali e muffe capaci di combattere vari tipi di infezioni nell’uomo; senza tuttavia la possibilità di individuare ed isolare i principi attivi con tale attività. La prima molecola con azione antimicrobica fu scoperta nel 1928 da A. Fleming (medico biologo e farmacologo inglese, noto anche per la scoperta dell’enzima lisozima): si tratta della penicillina, sostanza prodotta dal fungo Penicillium notatum (meglio noto come P. chrysogenum), introdotta nella pratica clinica negli anni ’40 e che dà il nome alla prima classe di antibiotici a nucleo beta-lattamico, appunto le penicilline.
Negli anni ’40-50, c’è stata la svolta dei sulfamidici, delle tetracicline e dei primi amminoglicosidi.
Gli antibiotici: la classificazione nei grandi gruppi farmacologici
A partire dagli anni ’50, la ricerca scientifica ha condotto alla produzione di 5 grandi ordini di antimicrobici, individuati in base al meccanismo d’azione sulla cellula del microorganismo-target:
-- a livello della parete cellulare (penicilline, cefalosporine, monobattami, carbapenemi, glicopeptidi, bacitracina, cicloserina)
-- a livello della membrana cellulare (polimixine)
-- a livello del metabolismo energetico dei batteri (sulfamidici, isoniazide, dapsone)
-- a livello della sintesi proteica batterica (amminoglicosidi, lincosamidi, macrolidi, tetracicline, streptogramine, oxazolidinoni, cloramfenicolo, mupirocina)
-- a livello della sintesi degli acidi nucleici batterici (chinoloni, rifampicina, nitrofurantoina)
La classificazione degli antimicrobici è effettuata anche in base a
-- la tipologia dei microorganismi target (cocchi e bacilli Gram-positivi o negativi, aerobi/anaerobi; spirilli, spirochete ecc),
-- la propria struttura chimica (ma non sempre la similitudine molecolare conduce alla similitudine nel meccanismo d’azione).
ANTIBIOTICO-RESISTENZA: cos'è e quando si verifica?
Quando i batteri riescono a sopravvivere all’azione di uno o più agenti antimicrobici, si parla di antibiotico-resistenza: un fenomeno che nel corso degli anni è diventato sempre più importante, tanto da indurre l’OMS di inserirlo nelle priorità assolute come grave minaccia alla salute pubblica e di coinvolgere tutte le Enti e Agenzie operanti nel settore della salute nella creazione e coordinazione di programmi di controllo e contenimento.
‘’Con il termine antibiotico-resistenza (AMR, dall’acronimo inglese AntiMicrobial Resistance) si intende la capacità di un batterio di resistere all’attività di uno o più antibiotici’’ – è la definizione del fenomeno di antibiotico resistenza, redata dal Istituto Superiore della Sanità: un problema urgente che ‘’rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica, e, secondo le stime, potrebbe causare la morte di 10 milioni di persone all’anno entro il 2050’’ (Epicentro ISS)
A livello europeo, è stato avviato il Piano d’Azione sulla Resistenza agli Antibiotici 2011-2015, al quale hanno collaborato tutte le Enti europee del settore e che conteneva una serie di procedimenti ed azioni di prevenzione e controllo in ordine di contenere questo crescente fenomeno e di preservare l’efficacia degli antibiotici come strumenti nella lotta contro le malattie infettive sia nell’uomo che negli animali; con protocolli costantemente aggiornati, a livello europeo, nazionale e regionale.
Nel 2017 l'Unione Europea ha messo a punto il nuovo Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza (“A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance, AMR”), basato su un approccio “One Health” che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Seguendo queste raccomandazioni, in Italia, nel 2017 è stato approvato con un’intesa tra il governo e le Regioni il “Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020” che indica le strategie per un contrasto del fenomeno a livello, locale, regionale e nazionale, coerenti con gli obiettivi dei piani di azione dell’OMS e dell’Unione europea e con la visione One Health. Il PNCAR è stato prorogato fino al 2021 ed è stato aggiornato con un nuovo Piano che sarà valido per gli anni 2022-2025. (fonte: EpiCentro.ISS.it)
più dettagli: clicca sul link sotto
https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/resistenza
Cos’è l’antibiotico-resistenza?
Ad oggi, la pratica medica usa più di 700 molecole ad azione antimicrobica, di cui circa 400 con azione specifica antibatterica di diversi gradi; ciononostante, vi permane costante la richiesta di nuove molecole, con azione sempre più mirata e selettiva, richiesta dovuta in parte ai rischi sempre più alti di fallimento, multifattoriale, in terapia; per questa richiesta, negli ultimi 10 anni la ricerca scientifica nello sviluppo di nuove molecole ha subito un notevole rallentamento, tirando un forte segnale d’allarme sulle difficoltà di controllo e contenimento dell’aggressione batterica.
Questo succede per causa della capacità dei batteri di sviluppare la cosiddetta antibiotico-resistenza, ossia di rimanere inalterati, in modo parziale o totale, all’azione dell’agente antibatterico usato per neutralizzarli.
La antibiotico-resistenza rappresenta un meccanismo naturale di difesa dei batteri: può essere innata (quando i batteri sono immuni all’attività antimicrobica del farmaco, indipendentemente dal meccanismo d’azione) oppure acquisita (quando i batteri diventano resistenti ad un farmaco, per acquisizione di capacità combattente – tramite pressione selettiva, mutazioni genetiche, trasmissione orizzontale).
Inoltre, la mutazione spontanea dei batteri può comportare nel corso del tempo sviluppo di multi-resistenza, trasmessa alle generazioni future che diventano multi-resistenti (i cosiddetti super batteri): conducendo alla comparsa di infezioni difficili se non impossibili da curare, con conseguenze gravi per la salute umana a livello globale.
I meccanismi messi in atto dai microorganismi per rendersi immuni all’azione dell’antibiotico sono molteplici, dimostrando forti capacità evolutive:
-- per produzione di sostanze ad azione enzimatica, inattivanti il farmaco;
-- per modifiche operate a livello del bersaglio cellulare, tramite mutazioni geniche o biochimiche, con conseguente mancato riconoscimento dello stesso da parte del farmaco;
-- per alterata permeabilità cellulare verso il farmaco, inteso a ridurne la concentrazione all’interno della cellula batterica tramite una riduzione dell’ingresso del farmaco oppure un’aumentata escrezione dello stesso (sistemi di efflusso attivo).
La antibiotico-resistenza può essere
-- causata da 1 o più meccanismi di resistenza, che interagiscono in maniera sinergica;
-- trasmessa orizzontalmente (all’interno della stessa specie, o tra membri di specie differenti; molto diffusa, circa il 90%) o verticalmente (da cellula madre a cellula figlia).
La presenza dell’antibiotico può avere effetto inibitorio sui ceppi sensibili ma, molto più importante, effetto selettivo sui ceppi con potenziale di mutazione potendovela provocare, effetto in diretta proporzione con il grado di utilizzo dello stesso antibiotico; quindi con maggior insorgenza di resistenza a fronte di una pressione selettiva di terapia antibiotica.
Le cause artificiali dell’antibiotico-resistenza
I batteri sono capaci in modo naturale di sviluppare antibiotico-resistenza, tramite le modificazioni genetiche che sono alla base della loro evoluzione come specie.
Ad aumentare a dismisura l’incidenza della resistenza vi concorrono le cause artificiali:
-- l’autoprescrizione, l’utilizzo senza controllo medico, l’uso empirico (in assenza dell’individuazione del patogeno) degli antimicrobici,
-- la mancata od incompleta adesione della persona alla propria cura terapeutica, inclusa la scorretta/incompleta somministrazione del farmaco,
-- l’uso inappropriato in età pediatrica, il riutilizzo dello stesso antibiotico a distanza ravvicinata nei casi di recidive,
-- l’aumento dell’utilizzo degli antimicrobici a largo spettro d’azione, in maniera indiscriminata, per curare infezioni anche altrimenti responsive,
-- l’aumento dell’utilizzo degli antimicrobici in ambito ospedaliero-dalle sale operatorie alla degenza comune (con ceno particolare alla comparsa di ceppi multi-resistenti e capaci di trans-genicità, specifici per questi ambienti),
-- l’impiego degli antibiotici in zootecnia
Le misure per arginare il fenomeno di antibiotico-resistenza
La ricerca scientifica è costantemente impiegata per lo sviluppo di nuove molecole ad azione antimicrobica, cercando di individuare meccanismi d’azione diversi da quelli già sperimentati; purtroppo i tempi d’attesa sono lunghi e l’esito non è sempre favorevole alla loro immissione in commercio.
Quindi lo sforzo di contenimento dell’antibiotico-resistenza si deve svolgere su più piani:
-- rafforzare la cultura socio-sanitaria delle persone, dagli operatori sanitari ai cittadini, anche tramite condivisione consapevole e coscienziosa delle informazioni corrette e complete tra tutte le figure impegnate nei processi di cura
-- ridurre l’uso di antibiotici in zootecnia (un primo passo è stato fatto nel 2003, quando l’UE ha vietato l’utilizzo di antibiotici come agenti promotori di crescita, nell’industria alimentare)
-- ridurre la diffusione nell’ambiente di ceppi batterici resistenti dai principali serbatoi propaganti, come le stalle industriali ed i depuratori urbani, con misure atte alla sanitizzazione
Una delle più importanti misure messe in campo per contenere l’antibiotico-terapia è senz’altro la promozione e rafforzamento culturale della persona, in termini socio-sanitari:
-- per aumento dell’adesione alla propria terapia, nei modi e tempi indicati dal medico e specialista prescrivente;
-- per diffusione della corretta e completa informazione sull’utilizzo sicuro dei farmaci, da parte degli operatori sanitari, ed in questo un ruolo importante è giocato dalla farmacia, per la sua presenza capillare in territorio e per il contatto continuo con i cittadini.
A partire dal 2001, in Italia è stata istituita la rete nazionale della sorveglianza dell’antibiotico-resistenza, coordinata e controllata dal Istituto Superiore della Sanità – ISS – con l’obiettivo di raccogliere i dati sulla frequenza, incidenza e velocità di comparsa della MAR in un selezionato gruppo di batteri di rilevante importanza clinica, sia in ambito ospedaliero che territoriale, verso antibiotici particolarmente significativi e maggiormente utilizzati in pratica clinica; dati convogliati poi nella rete europea del sistema EARS-Net (European Antimicrobial Resistance Surveillance Network, EARS-Net rappresenta un network di reti nazionali che raccoglie i dati di antibiotico-resistenza di 30 Paesi europei ed è coordinata da ECDC).
Il protocollo della sorveglianza AR – ISS è stato aggiornato nel 2019, con nuove direttive che hanno permesso l’adesione al sistema di sorveglianza di più di 130 laboratori di microbiologia in tutto il territorio nazionale, con la partecipazione attiva di tutte le Regioni italiane; e continua ad essere aggiornato, in conformità alle indicazioni fornite dai Fori Europei, con elaborazione, analisi e confronto dei dati e pubblicazione dei report annuali in occasione della Giornata Europea degli Antibiotici (18 novembre di ogni anno). I dati sono disponibili on line sul sito dell’ECDC nelle pagine dedicate al “Surveillance Atlas of Infectious Diseases” e nel rapporto annuale disponibile sul sito stesso dell’ECDC. Inoltre dal 2018 AR-ISS fornisce i dati relativi alle batteriemie anche alla sorveglianza GLASS dell’OMS.
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