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29 Aprile 2019

Dr.ssa Afrodita Alexe

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Allergie e intolleranze alimentari: i numeri

Le reazioni avverse al cibo sono un vasto gruppo di disturbi legati all’ingestione di alimenti, che al giorno d’oggi interessano una gran parte della popolazione mondiale: i dati statistici europei (in Italia, lo studio ICONA) riguardo le allergie alimentari riportano l’8% dei bambini e tra 2 e 4% degli adulti; quelli riportati dalla American Academy of Allergy Asthma and Immunology parlano di più del 7% dei bambini con reazioni avverse al cibo di cui 2-4% allergia, e 1- 2% degli adulti con disturbi cronici dell’apparato digerente da collegare alla cosiddetta ''cattiva digestione'' degli alimenti.

Tuttavia, c’è ancora molta incertezza sull’incidenza delle reazioni generali e, tra queste, sulla prevalenza di ogni disturbo in particolare: in pratica, fare una stima più precisa risulta difficile per motivi legati alla valutazione oggettiva del profilo clinico individuale da parte degli specialisti, all’uso di terminologia e criteri diagnostici diversi nell'inquadramento dei disturbi presentati, che possono condurre ad evaluazioni confuse e marcate di disuguaglianze che si rispecchiano poi nella scelta del percorso terapeutico in seguito.

Reazioni avverse da cibo: quanti tipi ci sono?

Per cercare di inquadrare in maniera efficace i disturbi generali indotti dagli alimenti, in modo da ottimizzare i protocolli anamnestici/diagnostici e quindi i percorsi di cura, la European Academy of Allergology and Immunology ha proposto una classificazione generale che li distingue in reazioni tossiche e non tossiche, introducendo poi la ramificazione centrata sulla sintomatologia dettagliata:

1)-le reazioni tossiche (o da avvelenamento) sono dovute all’ingestione di tossine con il consumo di alimenti; possono colpire tutti e la gravità della manifestazione clinica e in proporzione alla quantità di tossine ingerita; sono a manifestazione clinica acuta. Tra queste si contano:

-la contaminazione con tossine da cibi alterati (ciguatera; sindrome sgombroide): come ad esempio le sostanze chimiche (ciguatossina; istamina) elaborate durante i processi di alterazione del pesce e prodotti ittici; i veleni naturali contenuti nelle piante e nei funghi ingeriti accidentalmente

-la contaminazione con microorganismi: batterica-dovuta alle tossine dello stafilococco aureo; del clostridium botulinum (il botulino) ecc; micotica-dovuta alle tossine delle muffe come la claviceps purpurea (ergotismo) oppure la fusarium (aleucocitosi)

-l’intossicazione con sostanze chimiche e metalli contaminanti gli alimenti: come ad esempio gli insetticidi, gli erbicidi, i fertilizzanti utilizzati nell’industria alimentare; gli inquinanti industriali nell’acqua (bifenili policlorurati e polibromurati); mercurio, rame, stagno, piombo (che possono essere rilasciati dai materiali e contenitori per l’imballaggio; gli additivi alimentari sono una categoria particolare, che si può collocare anche nel gruppo delle intolleranze alimentari indefinite da accumulo, come nel gruppo delle allergie quando osservano meccanismi immunologici (come vedremo in seguito).

2)-le reazioni non tossiche comprendono tutti gli altri tipi di disturbi dovuti agli alimenti, a manifestazione sia localizzata che generalizzata (sistemica); sono suddivise in 2 sottogruppi, in base al coinvolgimento del sistema immunitario: le allergie e le intolleranze alimentari.

Le allergie alimentari: cosa sono e come si manifestano

Le allergie sono le reazioni avverse ai cibi, mediate da meccanismi immunologici. Questi meccanismi possono essere di 4 tipi (classificazione di Combs & Gell):

-tipo I – reazioni IgE mediate

-tipo II – reazioni citotossiche (a base genetica; di incidenza molto rara)

-tipo III – reazioni da deposizione di complessi immuni

-tipo IV – reazioni cellulo-mediate

Tra questi 4 gruppi, l’incidenza maggiore (in Italia, fino a 4% della popolazione adulta e oltre il 5% dei bambini) per quanto riguarda le reazioni acute è presentata dalle allergie IgE mediate, che sono reazioni anomali ed abnormi immunologiche, mediate da anticorpi della classe delle immunoglobuline E, che reagiscono verso componenti alimentari di natura proteica.

Tutti gli alimenti possono dare reazioni allergiche IgE mediate, ma si ritengono di incidenza maggiore (oltre l’85%) la frutta secca a guscio (noci, nocciole, arachidi…), il latte vaccino e derivati, il pesce e crostacei e l’uovo.

L’allergia alimentare si può presentare con sintomi da lievi a risoluzione spontanea fino a gravi - shock anafilattico potenzialmente fatale; i sintomi insorgono in tempo breve, da pochi minuti a poche ore dall’assunzione dell’alimento, e sono più gravi quanto più a rapida insorgenza. Possono comparire orticaria generalizzata e reazioni cutanee del tipo rossore, dermatite, eczema acuto; infiammazione della mucosa del cavo orale, gonfiore della lingua, raucedine; colpi di tosse secca, difficoltà a respirare, broncospasmo. Meno probabili e di incidenza rara sono reazioni del tipo gastro-intestinali quali nausea e vomito, crampo addominale, febbre; ancora più rare sono le reazioni centrali come vertigini e collasso oppure le reazioni sull’apparato cardio-circolatorio (ipotensione arteriosa, aritmie).

L’anafilassi da alimenti rappresenta la reazione immunologica sistemica da ipersensibilizzazione fino a pericolo di vita (lo shock).

I sintomi sono a rapida insorgenza e comprendono orticaria, edema delle mucose, rash cutaneo che generalizza rapidamente in macule a confluenza, difficoltà respiratorie con broncospasmo, con evoluzione fino a collasso cardio-respiratorio. Ad aggravare il quadro clinico ci può essere la compresenza di fattori concomitanti come le infezioni virali, la terapia con antinfiammatori non steroidei, l’esercizio fisico.

Le reazioni avverse al cibo a base immunologica non IgE mediate comprendono:

-la malattia celiaca (celiachia)

-la sindrome sistemica da nichel

-l’enterocolite da altre proteine alimentari

La malattia celiaca (meglio conosciuta come celiachia od intolleranza al glutine) è una ‘’patologia cronica sistemica immuno-mediata, indotta dalle prolamine, il principale complesso proteico strutturale di frumento, orzo e segale, in individui geneticamente suscettibili e caratterizzata da livelli variabili di enteropatia (cioè di danno istologico della mucosa intestinale), dalla presenza nel siero, a dieta libera, di anticorpi specifici e da una combinazione variabile di sintomi intestinali ed extraintestinali’’** . L’esposizione al glutine può anche manifestarsi, oltre che in celiachia, come allergia al grano oppure come sindrome di sensibilità al glutine non-allergica (NCGS).

Le intolleranze alimentari: come si definiscono, quali sono e come si manifestano

Ad oggi, le intolleranze alimentari sono meglio definite come reazioni avverse indotte dal cibo ovvero i suoi componenti : dai macrocomponenti (alimenti nel loro complesso) alle singole molecole (lattosio, glutammato) fino ai microcomponenti (nichel).

Nel gruppo delle intolleranze alimentari, la classificazione generale tradizionale vede rientrare tutte le reazioni avverse indotte dal cibo e non mediate dal sistema immunitario; i segni e sintomi possono essere molto simili a quelli delle allergie ma la loro entità varia in base alla quantità dell’alimento ingerito ed al fattore individuale (presenza di disturbi gastro-intestinali cronici e/o di predisposizione genetica).

All’interno del gruppo delle intolleranze alimentari troviamo:

  • -le intolleranze enzimatiche, come l’intolleranza al lattosio
  • -le intolleranze farmacologiche, cioè indotte dal rilascio nel circolo di sostanze con azione irritante-infiammatoria sull’apparato gastrico, in seguito alla scissione dei nutrienti (di regola proteine) di un determinato alimento: come ad esempio l’effetto dell’istamina rilasciata dall’ingestione di vino, formaggi stagionati, arringa ed acciughe, spinaci, pomodori ecc.
  • -le intolleranze da meccanismi non definiti, come le reazioni avverse da additivi alimentari (di cui ad esempio il glutammato)

Studi scientifici recenti***, approfondendo sempre di più i meccanismi fisiopatologici di innesco delle reazioni infiammatorie tissutali da cibo, hanno messo in evidenza un altro fattore determinante a riguardo: l’intolleranza ad un certo tipo di alimento si può instaurare lentamente nel tempo, in seguito all’ingestione costante dello stesso, probabilmente per accumulo di sostanze derivate dalla sua digestione diventata incompleta, con effetto proinfiammatorio sulle mucose dell’apparato digerente in particolare e con effetti generalizzati su altri apparati e sistemi fisiologici, a lungo termine.

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**fonte: ISS- FNOMCeO

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_127_allegato.pdf

***Ligaarden e.a.2012; Speciani e.a.2012 e 2015; Soriano e.a.2013

 

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