Nel gruppo delle malattie infettive del cane indotte da agenti batterici si ritrova anche la tubercolosi; si tratta di una malattia infettiva contagiosa a carattere zoonosico, data da batteri della famiglia Mycobacteriaceae. La famiglia dei micobatteri comprende più di 40 sottotipi di batteri gram-variabili che presentano una parete cellulare molto spessa e strutturalmente diversa da tutti gli altri batteri, nonché delle caratteristiche patogeniche particolari, proprietà che rendono questi batteri particolarmente resistenti agli antibiotici e chemioterapici comuni. Un primo gruppo di micobatteri contiene i sottotipi che inducono la tubercolosi, nell’uomo come nell’animale (le specie canina, felina, bovina; questi sono i tipi di zoonosi più frequenti) e negli uccelli (è la zoonosi meno frequente).
Tra i ceppi più noti di micobatteri, il più riscontrato è il M.tubercolosis, più noto come bacillo di Koch, dal nome del biologo che lo ha scoperto; in cui caso si parla di zoonosi invertita in quanto è l’animale a contrarre la malattia dall’uomo, nella quasi totalità dei casi. Generalmente, il cane è immune alla tubercolosi, per cui anche se entra in contatto con l’agente infettivo non sviluppa la malattia; il rischio di sviluppo dell’infezione aumenta invece per certe fasce (cuccioli, animali che abitano in ambienti a rischio, animali con sistema immunitario indebolito).
Il contagio avviene per via aerea, potendo essere inapparente; i batteri si localizzano nei linfonodi vicini al punto d’ingresso, poi nei polmoni ed infine in altri organi. La generalizzazione può essere precoce, con l’instaurarsi dei sintomi prevalentemente respiratori, oppure tardiva con incubazione molto lenta (anche anni di tempo) multi-organo e con esito fatale.
I sintomi più comuni sono perdita di tono e vigore, astenia, debolezza, mancanza di appetito; vomito o rigurgito e/o diarrea; a livello respiratorio si riscontrano difficoltà respiratorie, presenza di espettorati fluidi o catarrali, tosse cronica, infiammazione cronica della mucosa con bronchite, pleurite; nei casi gravi subentrano patologie del fegato, milza, peritoneo. Un segno caratteristico è la vulnerabilità ad altri tipi di infezioni, per indebolimento del sistema immunitario, con difficoltà di guarigione per piccole ferite o lesioni o comparsa di sovrainfezioni miste.
La diagnosi si basa sull’esame obiettivo e sulle analisi di laboratorio eseguite su essudato o liquido pleurico; il medico veterinario potrà fare accertamenti ulteriori eseguendo una biopsia su materiale biologico prelevato da un organo interno (fegato, polmone). Dato che la tubercolosi è una malattia altamente contagiosa e considerata minaccia per la salute pubblica, in Italia esiste il sistema di notifica dei casi di tubercolosi, controllato dal Ministero della Salute e parte integrante del sistema di monitoraggio europeo. I dati più recenti sono stati pubblicati in ‘’Tubercolosis Surveillance and Monitoring in Europe 2018’’, documento congiunto ECDC e OMS Europa, confermando che Italia rientra nei Paesi a bassa incidenza della malattia ma puntando sul leggero aumento del numero dei casi nuovi che riguardano in gran parte persone straniere entrate nel territorio italiano. Il monitoraggio include i casi di contagio invertito e le trasmissioni zoonosiche, prendendo in considerazione anche le infezioni indotte da M.bovis e M. avium. Le zone agricole, le fattorie, la campagna sono zone considerate a rischio maggiore; a ciò si aggiunge l’assenza di sintomi negli animali contagiati di recente, fatto che può condurre a difetti di suscettibilità nei metodi diagnostici: ad esempio, all’interno di un canile c’è il rischio di permanenza di animali infetti non identificati e non isolati tra un controllo e l’altro, il che induce l’infezione anche nei cani inizialmente sani. La cura della tubercolosi nel cane risulta molto difficile da attuare, per via delle particolari caratteristiche dell’agente patogeno, dell’alto rischio di recidiva nonché del fatto che l’animale rimane contagioso anche durante la terapia mettendo in pericolo gli altri animali e le persone con le quali viene in contatto.
La profilassi si basa sulla rigorosa osservazione delle norme igienico-sanitarie; l’isolamento degli animali infetti e controllo dinamico dell’infezione nelle persone e negli animali che vi sono stati a contatto diretto. Il flusso informativo tra l’osservatorio veterinario e quello umano è regolamentato per legge a livello nazionale e regionale, vigendo l’obbligo di comunicazione d’insorgenza di nuovi casi in ambedue le direzioni (D.M.592/1995; Regolamento di Polizia Veterinaria). Nella Regione Friuli Venezia Giulia, è in vigore il Programma XIV del Piano Regionale Prevenzione del FVG, concernente la gestione e il contenimento delle emergenze infettive, zoonosiche e di emergenza alimentare (aggiornamenti e novità nel DDA 1089 del 13.10.16).
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