Tra le malattie infettive del cane, che possono colpire anche l’uomo, si trova la leptospirosi: un’infezione batterica provocata da patogeni del genere Leptospira. Le leptospire sono spirochete, batteri sottili e spiraliformi, dell’ordine Spirochaetales e della famiglia Leptospiraceae, che comprende, oltre alle forme saprofite, circa 200 sierotipi patogeni ad oggi conosciuti, raggruppati sotto il nome di L.interrogans, e di cui il più virulento, conosciuto per provocare infezioni severe, a volte letali, anche nell’uomo, è L. icterohemorrhagiae, seguito dai sierotipi canicola, hebdomadis, grippotyphosa ecc.
La leptospirosi si trasmette per contatto diretto con urine o sangue dell’animale infetto, per via transplacentare, o per contatto indiretto con acqua, cibo, terreno contaminato. Anche se sostanzialmente tutti i mammiferi si possono ammalare o possono essere portatori sani di leptospire, il vettore di contaminazione più importante è considerato il ratto: sostanzialmente privo di sintomi in fase acuta, il ratto rimane a lungo portatore della malattia e conseguentemente la sua colonia rimane gravemente infetta per lunghi periodi di tempo. L’habitat ideale per le leptospire è l’acqua calda e stagnante, ed il rischio di contaminazione cresce esponenzialmente in tarda estate e autunno; rischio ancor più alto nelle zone affollate, nelle zone periferiche delle grandi città, durante il periodo di transito turistico intenso, soprattutto in condizioni di scarso rispetto delle regole igienico-sanitarie. Il cane si ammala per contatto diretto con un animale infetto, o per contatto indiretto con urina, acqua o terreno infetti ad esempio durante le passeggiate fuori dell’habitat domestico (le urine di ratto possono ricordare quelle delle cagne in calore). A questo si aggiunge il fatto che in seguito all’infezione, il cane può rimanere a lungo portatore di leptospire, aumentando così il rischio d’infezione per l’uomo, che può contrarre la malattia per contatto diretto con le urine infette o attraverso il morso di un animale infetto; il rischio di trasmissione del patogeno è correlato alla carica infettante e allo stato di salute della cute (infatti le leptospire non possono penetrare la pelle sana ma passano attraverso piccole ferite, abrasioni o graffi).
Nel cane, la malattia può presentare sintomi da lievi a gravi fino a fatali, in base alla carica infettiva e alle condizioni dell’animale (età, compresenza di altre patologie, status immunologico). Ve ne sono principalmente 2 forme: la Weil canina, data da L.icterohaemorrhagiae, che comporta una sindrome ittero-emorragica con sintomi renali ed intestinali; ed il tifo canino, o malattia di Stoccarda, data da L.canicola, che comporta oltre ai segni comuni delle leptospirosi, anche scialorrea, stomatite con necrosi epiteliali, nefrite interstiziale, forme uremigene. Generalmente, dopo un periodo d’incubazione di 4-12 giorni, compaiono febbre alta, gastroenterite acuta con vomito e diarrea con frequente presenza di sangue, calo di appetito, apatia/letargia, forte disidratazione e arrossamento delle mucose, congestione oculo-congiuntivale, tosse, urine scure; il segno specifico della leptospirosi è l’ittero, cioè colorazione gialla delle mucose e cute, dovuta al danno epatico diretto; nelle forme gravi, può installarsi un’insufficienza renale di difficile risoluzione che può in seguito segnare un danno renale permanente; può subentrare meningite o meningo-encefalite con esito generalmente fatale.
La prevenzione si basa sulla vaccinazione con richiamo 1 o 2 volte all’anno, sotto stretta indicazione del veterinario; il vaccino attualmente in commercio assicura una copertura preventiva contro L. icterohaemorrhagiae, L. canicola, L. pomona e L. grippotyphosa. La permanenza dei cani nelle strutture di affidamento (canili, pensioni ecc) comporta l’obbligo di rispettare le scadenze dei richiami della vaccinazione, così come le visite di controllo per i cani in post-infezione, che possono risultare portatori sani per molto tempo. Per prevenire il contagio diretto, è consigliabile impedire al cane di bere dalle fonti d’acqua possibilmente infette, stare lontani dalle zone ombreggiate e umide negli ambienti malsani, eliminare dal proprio giardino o dall’ambiente domestico qualsiasi potenziale fonte di contagio.
Il trattamento, oltre agli antibiotici ed antidolorifici prescritti dal veterinario, deve basarsi anche sulla terapia di sostegno per gli organi danneggiati, quindi reidratazione orale con correzione della perdita di sali minerali e controllo del vomito e della diarrea; una particolare attenzione va posta all’alimentazione, che deve apportare cibi facilmente digeribili, con eventuale addizione di vitamine e fattori di ripristino della funzionalità epatica e digestiva e del tono muscolare; indicato anche l’uso di prodotti complementari per la cura del cavo orale, della cute e del pelo del nostro Fido.
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