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19 Settembre 2022

Drssa Afrodita Alexe

Le intolleranze alimentari, meglio definite come reazioni di infiammazione da cibo

Ciò che tradizionalmente viene conosciuto come ‘’intolleranza alimentare’’ ha le radici della definizione in un insieme di sintomi e segni clinici che coinvolgono in primis l’apparato digerente (e soprattutto l’intestino) ma non solo: disturbi cronici dell’apparato cutaneo ed i suoi annessi, le carenze (con le proprie manifestazioni) del sistema immunitario, le varie patologie croniche infiammatorie muscolo-articolari, l’emicrania possono essere originate da una condizione di bassa o mancata tolleranza dell’organismo verso uno o più alimenti.

Negli ultimi 10 anni, la ricerca scientifica ha continuato a far luce sull’argomento: innanzitutto confermando la classificazione e con essa la differenziazione delle reazioni avverse da cibo in 2 grandi classi: reazioni tossiche e reazioni non-tossiche.

Le reazioni non-tossiche comprendono la categoria delle allergie e quella delle reazioni di intolleranza, meglio definite come reazioni di infiammazione da cibo:

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Ad oggi, la ricerca scientifica ha fatto grandi passi avanti e il concetto di ‘’intolleranza alimentare’’ è stato revisionato ed aggiornato: nell’ottica delle ultime scoperte scientifiche viene espresso nella categoria delle reazioni avverse da cibo con manifestazioni infiammatorie da accumulo (come conseguenza alla costante ed eccessiva esposizione dell’organismo a certe categorie di alimenti).

 I grandi gruppi alimentari: perché si parla di gruppi di alimenti e non di ogni singolo alimento?

A rispondere a questa domanda vi stanno le evidenze scientifiche dagli studi clinici ed epidemiologici raccolti negli ultimi tempi a livello globale: prendendo l’esempio del latte, è stata confermata l’ipotesi secondo la quale la poca tollerabilità gastro-intestinale all’assunzione eccessiva e costante si estende non solo al mero consumo del latte ma a quello dell’intero gruppo di alimenti derivati dal latte (latticini, formaggi freschi e stagionati, panna, yogurt, burro ecc… anche se con diversi gradi di importanza riguardo all’infiammazione derivata).

L’errore in cui ci si imbatte valutando l’impatto di un solo alimento nella dieta consiste proprio nel fatto di non considerare la presenza dei derivati di quell’alimento anche negli altri cibi – siano freschi, semi-preparati o cotti; ancora di più se si parla della categoria degli additivi e conservanti.

Ad oggi, i grandi gruppi alimentari rilevanti per la valutazione del grado d’infiammazione da cibo sono considerati:

Di seconda importanza ma di impatto sempre crescente nella vita quotidiana c’è il gruppo dei salicilati naturali (che possono indurre reazioni come orticarie, riniti, eczemi, poliposi) e quello degli alimenti ad alto contenuto di sale (ad oggi poco rappresentato dal punto di vista epidemiologico, anche perché questi alimenti sarebbero già classificati in altre categorie).

Frumento e cereali correlati

In questo gruppo vi entrano a far parte i cereali quali frumento (il grano sia duro che tenero), orzo, faro, kamut, segale – in pratica tutti i cereali contenenti glutine; l’avena è considerata a parte, a scopo precauzionale (per rischio di contaminazione con altri cereali, durante l’elaborazione delle farine).

In una dieta alimentare e nutrizionale a riduzione/rotazione, per far rientrare la tolleranza al frumento e cereali correlati, si dovrà tener conto dell’assunzione di cibi quali

  • pane e prodotti da forno (pane bianco e integrale, grissini, fette biscottate, biscotti, dolci, brioches, prodotti di pasticceria, pizza, torte ecc)
  • paste alimentari (di casa o industriali)
  • crusca e preparati integrali misti come i mix di cereali per la colazione
  • vari preparati macrobiotici come semola, semolino, bulghur, cous cous; preparati per impanature; creme e salse industriali (di solito contengono varie farine come addensanti)
  • coperture o croste di formaggi teneri (brie, camembert ecc)
  • birra e whisky per alcuni tipi di malto

Per la sostituzione nella dieta di questi alimenti, vengono indicati cereali e leguminose quali riso, miglio, grano saraceno, mais, quinoa, amaranto, soia.

Latte e prodotti lattiero-caseari

La reazione alle proteine del latte e più in generale alle proteine di origine bovina consiste in risposte infiammatorie diffuse con coinvolgimento di tutto il corpo e non solo dell’apparato digerente. In questo gruppo di alimenti sono introdotti

  • latte (fresco e a lunga conservazione) e suoi derivati, anche quelli senza lattosio (yogurt, panna, burro, formaggi freschi e stagionati, latticini ecc)
  • prodotti di pasticceria (per possibile contenuto di proteine del latte come lattoalbumina, lattoglobulina, caseina)
  • salumi e insaccati contenenti additivi derivati del latte
  • prodotti confezionati per l’infanzia quali farine lattee, omogeneizzati, liofilizzati, pastine
  • prodotti iperproteici, dietetici e vitaminici contenenti caseinati, siero del latte, proteine del latte, lattosio

Lievito e prodotti fermentati

In questa categoria rientrano non solo i lieviti (di cui il lievito di birra è il più conosciuto) ma anche per estensione tutti i cibi ottenuti o sottoposti a fermentazione

  • tutti i prodotti lievitati da forno (pane e prodotti di panificazione in generale)
  • funghi (secchi o sott’olio)
  • tutti i formaggi sia freschi che stagionati
  • miele, yogurt (anche se da fermentazione naturale)
  • bevande fermentate (birra, vino, alcolici, tè)
  • condimenti (aceto, dadi, salse, maionese) e conservanti (come l’acido citrico ottenuto con la fermentazione delle mele)
  • tutti i cibi conservati a lungo (frutta e verdura tenute all’aria aperta per più giorni, la macedonia, gli avanzi da cucina anche se conservati in frigo ecc)

Nichel e grassi idrogenati vegetali

L’incidenza della cosiddetta intolleranza al nichel è aumentata esponenzialmente nell’ultimo decennio: ormai non più solo come reazione allergica o di iper-reattività cutanea (dovuta a contatto diretto come l’indosso di braccialetti, collanine, orecchini ecc) ma sempre più diffusa come reazione d’infiammazione intestinale ed extra-intestinale da accumulo; ancor più marcata negli ultimi tempi, per via dell’utilizzo di grassi idrogenati vegetali nella produzione alimentare industriale.

In questa categoria di alimenti sono introdotti

  • ortaggi, legumi, verdura e frutta (cipolle, spinaci, pomodoro, asparagi, rabarbaro, lenticchie, uva passa, prugne, pere, kiwi)
  • cacao
  • frutta secca e semi oleosi tostati o cotti (mandorle, nocciole, pistacchi, pinoli, arachidi, noci, sesamo, semi di lino, di zucca o di girasole)
  • margarine e grassi vegetali (largamente utilizzati come amalgamanti nell’industria alimentare)
  • il fumo di tabacco apporta ingenti quantità di nichel non solo a contatto diretto con il cavo orale ma soprattutto a livello polmonare da dove viene veicolato direttamente nel sangue

Oli cotti

Oggi si sa che la cottura di un olio modifica in varia misura la struttura degli acidi grassi che lo compongono: più alta è la temperatura della cottura, più si avranno alterazioni irreversibili nella composizione dell’olio.

In una dieta alimentare restrittiva, lo specialista indicherà di tenere sotto controllo tutti i tipi di oli utilizzati in cucina, prediligendone l’utilizzo al freddo e preferendo per cucinare oli con alto indice termico (resistenti alla cottura).

RECALLER 2.0: il test dell’infiammazione da cibo con componente genica e profilo alimentare individuale

si propone come un utilissimo strumento per evidenziare in modo scientifico e documentato le cause dell’infiammazione e dei sintomi correlati per poter in seguito stillare un piano alimentare e nutrizionale personalizzato atto a recuperare e riequilibrare lo stato di benessere della persona.

La farmacia Pelizzo farmacia di turno ad Udine sempre aperta 7 giorni su 7 con orario continuato, mette a disposizione degli utenti il reparto Prevenzione ed analisi dove si possono richiedere ed eseguire le analisi del sangue di prima istanza nonché esami del sangue specifici, nell’ambito dei quali sono disponibili il Test per l’infiammazione da cibo Recaller 2.0 Test e Glyco Test infiammazione da zuccheri con componente genica: per ulteriori informazioni non esitate a contattarci.

 

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fonti essenziali

  • epicentro.iss
  • msd.manuals
  • pubmed.nhcb.com         
  • FNOMCEO