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15 Gennaio 2018

Come si sa, per diabete si intende una situazione patologica in cui è presente l’aumento del glucosio nel sangue, per insufficiente o mancata produzione di insulina (diabete insulino-dipendente, IDDM) o per alterata distribuzione o consumo dell’insulina stessa da parte delle cellule (diabete non insulino-dipendente, NIDDM; si parla di insulino-resistenza tissutale).

Nel gatto, rispetto al cane, è più riscontrato il diabete di tipo II. Come fattori predisponenti allo sviluppo della malattia, vi sono la sedentarietà e l’alimentazione scorretta, che possono condurre all’obesità, condizione universalmente riconosciuta come stretto fattore scatenante. Oltre il 50% dei gatti domestici vive in casa e la loro alimentazione non sempre rispetta il bilancio energetico ideale: il gatto è un animale prettamente carnivoro; il suo metabolismo tollera poco i carboidrati, che invece sono presenti in quantità sempre più crescenti nel cibo industriale. Oltre alle condizioni nutrizionali e ambientali, nella conclamazione del diabete nel gatto possono concorrere altri fattori quali malattie acute e croniche (ipertiroidismo, iperadrenocorticismo, infezioni croniche, pancreatiti) o la somministrazione prolungata di farmaci come i cortisonici. Un ceno particolare va dato alla pancreatite cronica: come condizione patologica, si può sviluppare in seguito a episodi lunghi e/o ricorrenti di vomito persistente, che a sua volta può essere indotto da una o più intolleranze alimentari; quindi di rilevante importanza risulta essere la scelta del tipo di alimenti nella dieta quotidiana del gatto, soprattutto se vive in ambiente chiuso.

I sintomi tipici del diabete nel gatto sono l’aumento della produzione di urine (poliuria), la sete (polidipsia; si sa che il gatto sano beve acqua poco o niente!), la crescente richiesta di cibo (polifagia: non fame vera, ma piuttosto condizione somigliante a uno stato bulimico, nei gatti in cui è presente il vomito/rigurgito ricorrente); perdita di peso; perdita di tono - apatia e astenia; mancato interesse per la cura del mantello che risulta seco e opaco; andatura plantigrada dovuta alla neuropatia diabetica (deficit di sensibilità periferica).

Una delle caratteristiche del diabete nel gatto è la sua natura potenzialmente transitoria: i dati statistici confermano la remissione completa dei sintomi nei gatti diagnosticati tempestivamente e trattati in modo idoneo. La cura del diabete nel gatto si basa su 3 percorsi da attuare simultaneamente: la terapia insulinica, l’alimentazione, l’attività fisica. Sarà cura del medico veterinario indicare la terapia farmacologica, dosaggio e modo di somministrazione; per il gatto che vive esclusivamente in casa, può risultare difficile impostare una attività fisica idonea, che sarebbe attuabile soprattutto sotto forma di gioco e solo nel tempo libero del padrone di casa, ma comunque fattibile; il cambiamento fondamentale dovrà invece avvenire nella dieta giornaliera del gatto.

L’alimentazione di un gatto diabetico dovrà necessariamente contenere un alto tasso di proteina animale (non meno del 40%), per mantenere e migliorare il controllo dell’insulino-resistenza e della gluconeogenesi epatica; la carne dev’essere presente in tutti i pasti del giorno. Il contenuto di fibra solubile è importante nel controllo della glicemia postprandiale perché aumenta la viscosità del contenuto intestinale intervenendo nell’assorbimento dei nutrienti. La quantità di lipidi dev’essere ridotta a meno del 20%, e quella di carboidrati a 1-2% del totale. Inoltre, la dieta del gatto non dovrebbe contenere latte e latticini freschi, dato che il gatto non possiede l’enzima lattasi per scindere il lattosio; ridurre dall’alimentazione ingredienti come soia e pesce per rischio di stimolazione tiroidea, e frutti di mare, manzo, agnello, frumento, mais per rischio d’insorgenza di allergie o intolleranze con conseguenze infauste sul metabolismo già sofferente del gatto diabetico. Il medico veterinario avrà cura di indicare i tipi e le marche di alimenti più idonee personalizzando la dieta in base al quadro clinico individuale.

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