Drssa Afrodita Alexe
La vitamina E, o tocoferolo, è una delle vitamine liposolubili essenziali per l’organismo umano in quanto svolge azioni di antiossidante-antiradicali liberi dell’ossigeno, protettore delle membrane cellulari, induttore-cofattore enzimatico: funzioni fondamentali per il metabolismo, rigenerazione e divisione cellulare.
La vitamina E: cenni di struttura chimica
Dal punto di vista chimico, con il nome di vitamina E viene indicato il gruppo di molecole liposolubili aventi attività biologica comune e che condividono la stessa struttura chimica di base – un anello aromatico chiamato 6-cromanolo – alla quale si incatena una sequenza isoprenoide – ovvero una catena di 16 atomi di carbonio, legati tra loro con legami saturi e/o insaturi.
In funzione della struttura chimica, vi sono due categorie di vitamina E: i tocoferoli (nei quali la catena isoprenoide è satura) ed i tocotrienoli (nei quali la catena degli atomi di carbonio presenta legami insaturi).
In natura, i più rappresentati (nonché i più attivi dal p.v. biochimico) sono i tocoferoli, in particolare il α-tocoferolo, mentre dei tocotrienoli, meno presenti, solo le forme alfa e beta presentano attività biochimica, gli altri essendo inattivi. Difatti, molto spesso la vitamina E viene indicata come tocoferolo, sia nella letteratura sia nella presentazione degli svariatissimi prodotti formulati nell’industria alimentare come in quella cosmetica.
I tocoferoli sono liposolubili, stabili in medio acido e poco sensibili al calore ed alla luce; sono invece sensibili alle basi, quindi instabili a pH alcalino, e molto soggetti a reazioni di ossido-riduzione. Nella formulazione dei vari prodotti, vengono stabilizzati tramite esterificazione: il composto più utilizzato è l’alfa-tocoferol-acetato, ottenuto in seguito all’esterificazione del tocoferolo con l’acido acetico.
La vitamina E: cenni di storico scientifico
Il nome di tocoferolo deriva dal greco (tocos – discendenza e pherein – portare, portatore), significando ‘’la sostanza della fertilità’’: nome che le fu attribuito negli anni ‘20-‘30 del secolo scorso, in seguito alle ricerche scientifiche nel campo della fertilità e concepimento.
La vitamina E fu isolata per la prima volta nel 1936, dall’olio di germi di grano, e sintetizzata in laboratorio nel 1938; solo più tardi, negli anni ’70, le sue azioni fisiologiche nell’organismo umano vennero messe in luce, facendola riconoscere come uno dei nutrienti essenziali per l’uomo.
Gli studi sull’attività antiradicalica della vitamina E sono tuttora in corso: di grande interesse scientifico, soprattutto la sua capacità di proteggere la membrana cellulare dagli effetti dannosi dei radicali liberi (ed in particolare i ROS).
La vitamina E: i ruoli fisiologici nel corpo umano
La vitamina E in quanto nutriente essenziale viene assunta con gli alimenti nei quali si trova in forma di esteri di tocoferolo: dai quali viene liberata con l’aiuto degli enzimi pancreatici e assorbita nell’intestino tenue, seguendo la via generale dei grassi (in presenza dei Sali biliari e degli enzimi pancreatici).
Al livello dell’intestino, la vitamina E viene inglobata nei chilomicroni e veicolata nel circolo sanguigno tramite le vie linfatiche; nel sangue circola in gran parte legata alle lipoproteine LDL (nell’uomo) e HDL (nella donna), essenzialmente come α-tocoferolo.
La distribuzione nei tessuti tiene conto della sua massa molecolare: gli organi di deposito sono il tessuto adiposo, i muscoli e il fegato; all’interno delle cellule, si trova per di più nelle membrane (plasmatica, reticolare e nucleare).
L’assorbimento dagli alimenti è tuttavia parziale: solo circa la metà dell’introito giornaliero viene assorbito e veicolato ai tessuti, il rimanente essendo eliminato in forma coniugata con acidi biliari, soprattutto per via fecale.
Le azioni fisiologiche della vitamina E sono di fondamentale importanza per la salute dell’uomo:
- antiossidante – antiradicali liberi dell’ossigeno: i meccanismi sono ancora da decifrare, ma sostanzialmente si sa che la vitamina E reagisce con i radicali perossili altamente instabili e tossici (formatisi in seguito alle reazioni di ossido-riduzione degli acidi grassi polinsaturi, in una reazione a catena indotta dai radicali liberi dell’ossigeno); in seguito all’intervento della vitamina E, si formano complessi molecolari stabili (come ad esempio i chinoni) interrompendo la catena di reazioni di degradazione dei grassi. Questo meccanismo biochimico è importantissimo per la protezione delle molecole strutturali di membrana (come le fosfolipoproteine) nonché degli acidi nucleici.
- il meccanismo d’azione della vitamina E si incrocia con quelli degli altri sistemi antiossidanti: la vitamina C, il glutatione, la SOD possono intervenire per rigenerare il tocoferolo dai tocoferossili (le molecole con effettiva attività di blocco dei radicali liberi, per reazione chimica). Questo particolare sinergismo d’azione fa della vitamina E il più potente antiossidante presente nel corpo umano.
- stabilizzatore di membrana cellulare: come parte effettiva della struttura della membrana cellulare
- antiaggregante piastrinico: perché mantiene in equilibrio la permeabilità di membrana ed anche per inibizione diretta di alcune sostanze con effetto aggregante (come il trombossano A2);
- moderatore della reattività enzimatica: la ricerca scientifica ha dimostrato come la carenza di vitamina E comporti importanti cambiamenti e deficit nell’attività enzimatica con effetti diretti su sintesi e rilascio in circolo di neurotrasmettitori, pro-fattori, ormoni ecc.
La vitamina E: cause, segni e sintomi di carenza
La mancanza (il deficit) di vitamina E può avere come cause:
- le diete privative o restrittive di grassi; l’alimentazione non sufficiente (come lo stato di malnutrizione, nei Paesi in via di sviluppo)
- alcune malattie congenite da deficit enzimatico; alcune malattie d’organo o sistemiche (sindrome da malassorbimento intestinale; malattia di Crohn; le pancreatiti; le epatopatie, inclusa la cirrosi indotta da alcolismo; le anemie)
La carenza di vitamina E ha come manifestazioni cliniche alcuni disturbi della vista, muscolari, ematologici e neurologici; di entità che varia in base alle cause scatenanti:
- anemia (soprattutto nei bambini nati prematuramente)
- disturbi oftalmologici (retinopatie pigmentarie)
- disturbi muscolari
- sindrome neurodegenerativa (diminuzione dei riflessi, della sensibilità periferica, miopatia, danno muscolare, danno centrale con diminuzione della capacità di movimento oculare atassia): tuttavia, questi disturbi sono rari ed avvengono in maniera progressiva
Nei Paesi industrializzati, il deficit cronico di vitamina E si può instaurare come risultato di diete privative di grassi e/o concomitante terapia ipocolesterolemizzante: studi clinici condotti sui livelli sierici di vitamina E in correlazione ai livelli di colesterolo hanno mostrato rischio più elevato di carenza di vitamina E per le persone anziane (sopra i 65anni, soprattutto uomini) e per la fascia di età 6-18anni.
Un cenno particolare è dato alla correlazione tra il deficit di vitamina E e l’aumento del rischio di eventi avversi gravi dell’apparato cardio-vascolare (incidenti coronarici, l’angina pectoris, l’ischemia emorragica, l’ictus).
L’uso di alcuni farmaci per lunghi periodi di tempo / in terapia cronica può condurre a un deficit secondario (reversibile) di vitamina E: gli anticoncezionali orali, gli inibitori di pompa protonica, gli antimicotici derivati di imidazolo, alcuni antibiotici a largo spettro d’azione.
Si considera che il VNC (valore nutrizionale raccomandato; talvolta denominato ANC – apporto nutrizionale raccomandato) giornaliero di vitamina E è di 12 UI α-TE per gli adulti; da 5 a 10 UI per bambini e ragazzi tra 3 e 18 anni; può aumentare a 15 UI per le donne in gravidanza ed allattamento.
Per convenzione, l’unità di misura dell’attività biologica della vitamina E è identificata come UI α-TE ed è pari all’attività biologica di 1mg di d-α-tocoferolo (la forma più attiva della vitamina E nel corpo umano).
La vitamina E: i cibi più ricchi e gli integratori alimentari
Gli alimenti più ricchi in vitamina E sono le fonti vegetali come i frutti oleosi (olive), i semi e gli olii ricavati, il germe di grano, la frutta secca, gli ortaggi a foglia verde (spinaci, broccoli), asparagi; tra gli alimenti di origine animale vi sono il tuorlo d’uovo, il pesce, la carne; invece vi apportano poche quantità i cereali, il latte e i loro prodotti e derivati.
E’ stato dimostrato che la vitamina E è ben tollerata e non tossica anche a dosaggi elevati in assunzione per lunghi periodi di tempo (a dosi di 300-400mg/giorno, per anni di integrazione costante).
La vitamina E è stata battezzata ‘’la vitamina della fertilità’’ e la sua integrazione consigliata alle donne, per mantenerne lo stato di benessere psico-fisico a livelli ottimali, combattere l’infertilità e contrastare i segni e sintomi della menopausa e post-menopausa, nonché come valido strumento nelle cure anti-aging ed anti-invecchiamento: anche utilizzandola nei trattamenti cosmetici ed estetici, per preservare l’elasticità e tono della pelle, combattere e prevenire le rughe, mantenere la pelle uniforme, compatta e dall’aspetto sempre giovanile.
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fonti essenziali
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